Non si sa mai cosa aspettarsi di preciso da un’avventura come questa, che sia la prima o che tu sia partito già decine di volte.
Personalmente, mi sono sempre trovata a dover costruire tutto da zero, non conoscendo nemmeno gli altri ragazzi italiani del mio team, e sapendo di dover memorizzare almeno altri trenta nomi stranieri in una sola serata.
Ma anche questo fa parte del gioco e rende tutto più interessante.
Ma anche questo fa parte del gioco e rende tutto più interessante.
La paura di non essere a mio agio con dei nuovi compagni o nell’ambiente di lavoro in cui dovrò calarmi 24 ore su 24 ormai non mi sfiora più, quindi c’è spazio solo per fermento e aspettativa, in vista di un divertimento assicurato.
La Slovenia ci ha accolto benissimo sin da subito, con i verdi paesaggi che abbiamo attraversato per arrivare nella capitale, Lubiana, e le verdi montagne che circondavano l’edificio che ci ha ospitati a Želimlje. Una menzione a parte la merita lo spettacolare lago di Bled, nel nordovest della Slovenia, dove abbiamo trascorso una giornata all’insegna del relax e del divertimento.
La sfida di questo scambio culturale non è stata rappresentata tanto dall’appartenenza a paesi diversi, bensì si è trattato di una questione d’età. I partecipanti coprivano un range che andava dai quindicenni agli over 25: non sembra molto, ma è inevitabile che qualche punto in comune venga meno quando c’è chi va ancora a scuola e chi ha già finito l’università. Non si hanno lamentele comuni, problemi quotidiani da condividere, e cambia perfino il rapporto che si ha con i genitori e gli amici. Tuttavia, superate le prime incertezze e avviate le attività, il gruppo si è ben presto compattato non appena abbiamo avuto l’occasione di parlare di noi stessi e ascoltare gli altri. Alcune cose rimangono costanti a tutte le età, come per esempio la voglia di viaggiare e scoprire il mondo, motivo principale che ha spinto tutti i partecipanti a ritrovarsi lì, in Slovenia, coinvolti nel progetto.
Nonostante la tematica – Champions of growing up – fosse stata pensata e sviluppata per un target più giovane, non ha impedito a noi over 20 di esporci e, perché no, imparare qualcosa di nuovo. Per esempio, ci siamo confrontati con ragazzi più piccoli che avevano già alle spalle più progetti di noi, o che semplicemente erano più a proprio agio in un contesto internazionale. Questo dettaglio ha aperto una discussione più ampia: noi guardiamo questi ragazzi con ammirazione perché non ancora diciottenni hanno già accumulato un sacco di esperienze, ma non saremo noi italiani a rappresentare l’eccezione? Troppo mammoni, troppo legati alla famiglia, troppo impauriti e senza i giusti mezzi per affrontare il mondo oltre i nostri sicuri confini.
C’è da fare di più, molto di più, è questo che ho capito soprattutto dopo questo scambio. In Italia non se ne parla abbastanza delle centinaia di opportunità che aspettano noi giovani se solo ci sforzassimo di guardare al di là del nostro minuscolo mondo.
Le esperienze migliori della nostra vita sono da fare ora, non importa se devi mollare tutto a metà e andare chissà dove per una decina di giorni, senza sapere esattamente cosa si fa in uno scambio Erasmus+. Non è importante, lo si capisce in corso d’opera e viene tutto naturale, la maggior parte delle volte si tratta di parlare, parlare per farsi conoscere dagli altri, ma soprattutto parlare a se stessi, come non si ha mai la possibilità di fare a casa, circondati dalla solita gente e dalle solite dinamiche di vita quotidiana.
L’altro aspetto predominante della settimana è stato il movimento: non volevano farci riposare un attimo, essere pigri non era una possibilità, cosa che ho sinceramente apprezzato essendo una pigrona cronica che senza gli stimoli giusti non molla il divano per nessuna ragione al mondo. Se sono riusciti a farmi giocare a un pseudo baseball per due ore vuol dire che gli organizzatori sono stati davvero in gamba.
Insomma, bilancio finale più che positivo, ma non mancano dei piccoli appunti su cose che potevano essere gestite meglio, o su cose che io stessa avrei potuto fare in un modo migliore. Guardando indietro, tuttavia, e facendo una sorta di confronto tra questo e il mio primo scambio, sento di essere cresciuta, di aver affrontato tutto in modo diverso, più maturo, e questo solo grazie alle occasioni che ho colto al volo partecipando ad altri progetti.
Non sarei la stessa persona che sono adesso se non mi fossi convinta a partire la prima volta, e se potessi tornare indietro rifarei tutto altre mille volte. Non perdete la vostra occasione per diventare persone più ricche.
Enjoy the Erasmus+!