Questo non è stato per me un semplice viaggio, un semplice scambio culturale: le nostre attività
giornaliere avevano come topic centrale le condizioni dei rifugiati in Europa e a sensibilizzare i nostri cuori con ogni singolo racconto c’era Wael, un ragazzo siriano di 21 anni che testimoniava ciò che in prima persona ha vissuto con gran dolore. Ho trovato difronte a me un gruppo di ragazzi seri, attivi, attenti e curiosi, sempre pronti a esprimere le proprie idee. Ragazzi che rendevano interessante ogni dibattito con domande e puntualizzazioni sempre intelligenti e critiche, che mettevano in luce i diversi punti di vista senza mai intaccare in alcun modo l’equilibrio del gruppo e l’amicizia che è nata tra noi.
Se una persona scettica come me, vi parla addirittura di amicizia, credetele! Oltre a condividere il tempo per le attività tematiche infatti, condividevamo (nessuno escluso), uscite serali e notti insonni, divertimento e svago che ci hanno tanto uniti e permesso di conoscerci singolarmente. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere gente fantastica che non posso e non voglio lasciare lì nei miei ricordi; mi ha permesso di conoscere tutti gli aspetti della convivenza multiculturale ed infine, di provare emozioni indescrivibili che non potrò mai dimenticare.
Conoscere Wael, rifugiato siriano che attualmente vive in Germania, e rendersi conto di quanta sofferenza ha provato in 21 anni di vita ha annullato ogni mia sofferenza e preoccupazione nei miei 20 anni di vita. Mi ero già reso conto che la mia vita fosse più fortunata rispetto a quella di un rifugiato guardando il Tg, ma con Wael tutto ciò si è concretizzato: è diventato una realtà che non ho potuto ignorare. Allora ho pensato “Io ho avuto più motivi per essere felice e ho sempre pensato di non esserlo abbastanza. Devo chiamare i miei genitori per ringraziarli per tutto ciò che hanno fatto per me.” Non voglio che una guerra spazzi via le loro vite e che li allontani da me, Non voglio che diventi troppo tardi per dire loro “ mamma, papà, vi voglio bene!”