La timidezza di tutti lasciò immediatamente spazio alla sfrontata confidenza che ci ha accompagnati per tutta quest’esperienza. Confidenza che hai con l’amico di sempre, quello con cui non hai freni. Questo siamo stati. Noleggiammo le bici per vedere più velocemente tutta la città, anche perché il giorno dopo saremmo andati a Stenløse, dove si sarebbe tenuto il progetto. Immaginate dei caciari italiani, in bici, in Copenaghen, erano risate a non finire. Mi bloccai passando per Nyhavn, con quelle casette colorate, i mercatini di Natale da dove si sentiva odore di Gløgg caldo e le insenature del Baltico con i battelli che passavano, è stato stupendo, respiravo aria di Natale a pieni polmoni. Il freddo non ci ha fermati, anzi, lo ricordo come un freddo amichevole, era come se la gioia mi avesse protetta da quel freddo pungente, è come se mi avesse dato la forza di pedalare ancora più veloce perché quel vento freddo dovesse arrivare con più forza sul mio viso per far rimanere quell’emozione ancora più impressa. Il mattino seguente prendemmo il treno per Stenløse dove già ci aspettavano gli altri ragazzi. Eravamo italiani, turchi e bulgari.
Quest’anno babbo natale è arrivato in anticipo per me. Il mio pacco è stata una e-mail. Avevo dentro me un entusiasmo misto a curiosità che aumentava con l’avvicinarsi della partenza perché non sapevo assolutamente cosa aspettarmi! Sono partita con altri ragazzi 2 giorni prima, per avere la possibilità di visitare al meglio Copenaghen.
Daniel, uno dei ragazzi dell’organizzazione, ci accolse con un sorrisone e ci accompagnò nella struttura: la Store Klaus, una specie di chalet gigante. Inutile dire che la settimana è volata. Il primo giorno abbiamo svolto dei giochi di gruppo per conoscerci, imparare i nomi e qualcosa della vita di ognuno. Mi aspettavo qualcosa di noioso, invece è stato fantastico, è bastato solo quello per diventare un unica grande famiglia multietnica. Nei giorni successivi abbiamo svolto attività con tema l’immigrazione, che poi non si è parlato solamente di quello ma anche di esperienze personali, di reazioni dovute a culture diverse, religioni diverse. Ascoltare i pareri, le storie, ma soprattutto confrontarsi, confrontare realtà differenti, è stata per me una grande crescita di pensiero, di umanità. In settimana siamo andati a visitare Copenaghen tutti assieme, uno spasso continuo! A turno, per nazione, si è svolta la serata culturale. Abbiamo assistito ad un matrimonio turco, abbiamo ballato canzoni popolari bulgare e ovviamente assaggiato i sapori di quelle terre con i loro cibi tipici, così come noi abbiamo offerto i nostri. La sera eravamo liberi, liberi dalle attività ma trovandoci in piena campagna le possibilità di uscire erano nulle. Tra una risata e una birra trascorrevamo la serata. Anche il non capirci, il fraintenderci parlando lingue diverse era causa del ridere. Quelle risate spensierate che poi ti mancano. Se chiudo gli occhi riesco a sentire ancora il chiasso in quelle quattro mura di legno. Riesco ancora a sentire dietro di me il pianoforte, strimpellato dal Beethoven di turno, sento ancora la voce di chi raccontava della sua vita, delle sue esperienze. Sento ancora le risate, sento ancora “Scopa!” perché avevamo insegnato il gioco agli altri ragazzi, il cantare in italiano con la pronuncia sbagliata, sento ancora il rumore di stoviglie provenire dalla cucina, il “close the door , please” di quando lasciavamo la porta aperta, il vociare in altre lingue e il “bora bora” che dicevamo per farci tradurre quando non capivamo. Siamo stati tutti fratelli, tutti grandi amici. Ora sono qui a casa, a scrivere, con gli occhi, la mente e il cuore pieni, pieni di una delle più belle esperienze della mia vita. E so che non si svuoteranno mai.