Turchia, un progetto sui rifugiati: un paese e un tema di attualità ma sì, candidiamoci, poi si vedrà!
Qualche giorno dopo la sorpresa: sì, sono stata accettata, prenoto il volo ancora sull’onda dell’emozione, mentre crescono dubbi e curiosità. Le perplessità rimangono mentre preparo la valigia, controllando quotidianamente il meteo – ci saranno davvero -15°C in Turchia?
Finalmente il grande giorno, in aereo mi innamoro della vista di Istanbul dall’alto, incontro in aeroporto i miei compagni di viaggio e si riparte insieme verso Est, timorosi e con in bocca quel nome dal sapore misterioso, Elazig, quella città a 300 km dal confine con la Siria.
Ultimo atterraggio, ci aspettano i volti sorridenti degli organizzatori e del Presidente dell’associazione che ci accoglie, insieme andiamo al campeggio, di cui ricorderemo il paesaggio mozzafiato – il lago circondato dalle montagne innevate, immerso nel silenzio surreale del vento sulla neve.
Dopo il dovuto riposo cominciano le attività e scopriamo che ogni partecipante ha un bagaglio unico di esperienze da trasmettere agli altri: chi ha fatto volontariato, chi lavora sul campo, chi studia tutt’altro e vuole scoprire qualcosa sull’argomento, chi vuole approfondire una passione, tutti abbiamo background diverso, storie da raccontare dai nostri paesi (Italia, Turchia, Spagna, Repubblica Ceca, Francia, Lettonia, Ungheria, Portogallo, Slovacchia, Grecia, Macedonia), e da quelli che abbiamo visitato, tutti siamo accomunati dalla voglia di conoscerci e di conoscere meglio il tema.
Onur, il trainer, ci guida nei workshop, nei momenti più formali del training, ci aiuta a scoprire nuovi aspetti del non-formal learning, come l’organizzazione di progetti e laboratori per l’educazione e l’inclusione dei rifugiati.
Alla fine di questa esperienza ripartiamo con un bagaglio più grande (e non solo per i dolcetti e i foulards): nuove amicizie, nuove scoperte, per chi lavora sul campo nuovi strumenti da usare, l’accresciuta capacità di lavorare in gruppo, le mille storie da raccontare.
E così ci salutiamo, con il profumo e la melodia della lingua che accompagna i nostri ricordi.
Elena, Zaira ed Elodie del team italiano a Elazig |