“Congratulazioni!
Sei stata selezionata per lo Youth Exchange Erasmus+ “Their Homes Are Taken, Their Future Not” che si terrà ad Chios, in Grecia, dal 24 aprile al 1° maggio 2017!”
Questa l’email più significativa tra le mille ricevute al giorno nell’ultimo periodo. E di lì una serie di punti interrogativi. Difficile da esprimere come stato d’animo, certo è che il sentimento che ti spinge a partire è la curiosità.
Non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo chi aspettarmi e soprattutto non credevo che, alla fine della settimana, quei giorni mi sarebbero mancati, quei giorni sarebbero stati ancora troppo pochi per sentire che quei rapporti si erano effettivamente consolidati. Abbiamo passato sei (dei sette giorni) a scoprirci, ho avuto l’ennesima possibilità di “scoprire” l’altro. Sarà uno dei verbi più banali da usare in questo genere di contesti ma è l’unico che effettivamente rappresenta lo stato d’animo provato prima della partenza e durante quei giorni.
Non a caso una delle attività che più ha riempito il mio bagaglio di ricordi post-scambio è stata sicuramente quella riguardante il concetto di “stereotipo”: ho dovuto, forse con un po’ di dispiacere, dire ciò che davvero penso del mio paese e ciò che penso degli altri. E’ stato incredibile quanto del tuo proprio paese, agli occhi degli altri, è completamente diverso, sia in positivo che in negativo.
Culmine di questa settimana è stata la mattinata passata nel campo dei rifugiati di Chios: ho ascoltato alcune delle loro storie, molte delle quali raccontante a gesti, ed è davvero impossibile per me descrivere un evento del genere; uscita di lì mi sentivo vuota, impossibilitata a provare sentimenti.
Ho riscoperto la bellezza della diversità, la bellezza di capirsi anche a gesti nel momento in cui non si hanno i mezzi “verbali” per comunicare e ho scoperto quanto sia sottovalutato (e dato per scontato) da noi il concetto di “libertà”, dove per libertà si intende quella di avere la possibilità di vivere!