“A volte serve perdersi per ritrovarsi”. Questa frase per me verissima già basterebbe per sintetizzare la mia esperienza a Kannavia, Cipro dal 10 al 20 Maggio col progetto “Trade Cuisine: From Tradition to Emplotement”, ma voglio dirvi di più.
In un periodo frenetico e complicato per tanti motivi, questo viaggio è stato per me liberatorio e quasi rivelatore, un’oasi in mezzo al monotono e stressante deserto della quotidianità.
Ogni viaggio “rischia” (a volte per fortuna) di diventare un’avventura; dopo svariate ore di volo tra Bari, Milano e Larnaca, con diversi scali e complicazioni, il bagaglio di avventure in quel viaggio si allargava ancor prima che la vera avventura iniziasse.
Riunito però, il gruppo italiano ha saputo fare la differenza, tutti eravamo lì a sostenerci a vicenda, confrontarci, condividere storie, strapparci un sorriso l’un l’altro pensando a cosa ci aspettasse.
Già affiatati e carichi, il giorno dopo l’arrivo abbiam visitato e gustato Larnaca: la chiesa di San Lazzaro e la sua tomba, i chioschi di souvlaki…fino al pomeriggio e alla partenza verso Nicosia col gruppo rumeno.
Arrivati a Nicosia e visitato il centro, dopo un paio d’ore finalmente ci siamo riuniti al resto del gruppo dei “Trade cuisiners”: una compagnia di greci, italiani, spagnoli, portoghesi, rumeni e ciprioti che subito ha mostrato di essere più di un semplice gruppo.
Ritornando all’introduzione, ”Perdersi” è stata una delle parole che mi rimbombavano nel cranio mentre ci inoltravamo in bus nella foresta cipriota e che proprio non riuscivo a scacciar via.
Arrivati a destinazione in una bella struttura in questo un piccolo villaggio sperduto tra i monti, i dubbi ancora c’erano d’esser “troppo lontani dalla civiltà”, troppo distanti da tutto.
Che pensiero sciocco a ripensarci, tutto quello di cui avevamo bisogno era lì, eravamo noi e la nostra voglia di metterci in gioco, di metter le mani in pasta nel vero senso della parola e di far vedere quanto l’integrazione è bella e sostanziale.
I giorni sono volati tra: caccia al tesoro, attività di learning non convenzionale, giochi, workshop di una cucina tradizionale diversa ogni giorno (per quello italiano non poteva mancare la pasta fatta in casa), pause caffè/pranzo/cena (ho guadagnato con piacere 3kili), serate a tema nazionale, post-serate passate a ballare/cantare/parlare e tante, tante risate.
Ecco che lì mi son “ritrovato”, mi sono sentito di nuovo me stesso dopo un periodo difficile, mi sono sentito di nuovo (e finalmente) un cittadino del mondo amante della persone e della vita.
Tutto era colmo di positività, la voglia di fare e scoprire brillava in fondo agli occhi di tutti: che si trattasse di visitare una fabbrica di gelati locale eccezionale (la Papafilipou) o di svolgere il ruolo di “hamalis” e quindi di pulire gli ambienti comuni ,che si trattasse di far visita guidata a Nicosia (e personalmente ho trovato intrigante la Parte occupata turca e la sua moschea principale) o di cucinare un piatto tipico di una nazione/regione sconosciuta.
E’ stata un’esperienza fantastica che mi ha confermato quanto” in fondo un amico è solo un estraneo con cui non hai ancora parlato”, quanto italiani, portoghesi, greci, ciprioti, spagnoli e rumeni abbiano in comune e “possano quasi essere cugini l’uno dell’altro senza saperlo”, quanto le cose che ci uniscano siano più di quelle che ci dividono e ci possano rendere forti.
Il tutto è stato condito da tanti sorrisi e buona cucina, due dei vettori culturali più efficienti a mio avviso, e non è mancato anche “un pizzico di pepe” con la sfida finale tra ristoranti e la festa finale.
Creati in villaggio da persone di gruppi nazionali diversi, ogni “gruppo-ristorante” ha sviluppato la vision del suo ristorante, pubblicizzato lo stesso (prima ancora che nascesse) con un video di pubblicità, preparato una lista della spesa e un menù, allestito in un appartamento del villaggio la propria cucina e la propria sala e cucinato con degli ingredienti prestabiliti ed altri a scelta il menù da servire a giudici d’eccezione quali anche il sindaco di Kannavia.
Un’esperienza formativa ed entusiasmante al pari della festa finale in cui ogni nazione ha allestito un tavolo con un piatto tipico da offrire alla popolazione del villaggio riunita in festa e in cui l’Italia, di cui ero il group leader, ha sfoggiato la sua graditissima e attesa “seconda bandiera”, la pizza.
In sintesi un’avventura formativa ed entusiasmante dall’inizio alla fine, che mi ha fatto guadagnare in termini amicizie, competenze e conoscenze molto più di quanto avessi mai immaginato.
Che aggiungere di più: viva Cipro, viva l’interculturalità e viva l’ Erasmus+, una risorsa incredibile.
Un saluto speciale ai miei compagni d’avventura italiani Marco, Martina, Sabrina ,Rosa e Iuliana che hanno reso il viaggio indimenticabile: ”A presto! Fino ad allora, buona fortuna e buona vita!”
Nicola Capogna