Non è stata la mia prima esperienza con uno scambio culturale giovanile, eppure le sensazioni che sono scaturite in me erano molto più simili a una prima volta. Come se quanto fatto in quei giorni abbia rivelato un qualcosa di nuovo ed estraneo a tutto quello che ho provato precedentemente.
Ricordo il momento in cui ho messo piede a Bucarest. Ero con Salvatore, altro partecipante e amico di vecchia data, ed eravamo diretti verso l’ostello dove avremmo passato l’unica notte per poi riprendere il viaggio verso Piatra Neamt.
Il primo giorno era saturo di riflessioni da parte mia, nonché di perlustrazione di una terra mai visitata prima. La mia mente viaggiava continuamente su chi potessero essere i ragazzi italiani che avremmo incontrato in serata o cosa ci aspettava una volta giunti alle porte della scuola in cui si sarebbe svolto il progetto. Tutte domande che avrebbero trovato risposte col tempo.
È proprio il tempo passato lì, tra quelle mura scolastiche, con quegli stranieri, ad avermi lasciato una nota di nostalgia mentre mi accingo a colmare questo foglio di parole.
Il progetto ha affrontato una tematica molto forte: le inclusioni sociali. Su questo argomento, molte son state le iniziative proposte (tra cartelloni e giochi) ma molte anche le diverse discussioni. Ascoltarli mi ha ridonato la capacità di sperare in un futuro dove (quasi) nessuna persona possa essere vittima di discriminazione o di esclusione da parte di gruppi; e noi, lì riuniti, eravamo il giusto esempio di una comunità senza diversità. Italiani, portoghesi, rumeni e inglesi, tutti sotto uno stesso tetto e intenti a trascorre del tempo insieme.
Più tempo trascorrevo in quella città circondata dalle montagne e più mi sentivo a mio agio, a casa. Ho vissuto molte esperienze con gli altri ragazzi dello scambio, anche quando le attività della giornata erano concluse.
In quegli attimi, ho avuto modo di confrontarmi con loro anche grazie alla mia forte curiosità. Ponevo domande su usi e costumi della propria nazionalità, come fosse una vera e propria intervista; lieto di osservarli ben disposti nel rispondermi e nel contro-proporre con altre domande.
Siamo giunti persino a voler vedere un film tutti insieme in una sala cinematografica della città!
Come per tutte le cose, anche questa doveva giungere al termine. E quelle ultime ore ce lo hanno ricordato tra abbracci e lacrime alla fermata della stazione.
Il mattino seguente ero solo con i portoghesi cercando di aggrapparmi a delle promesse future e illudendomi che quell’esperienza potesse non concludersi.
Infine lasciai Bucarest, la grande capitale della Romania che ci ha accolto il primo giorno e salutato l’ultimo…
Il rientro in Italia non è stato semplice, in quanto la mia testa continuava a guardare verso la terra che avevo abbandonato. Ogni volta che chiudevo gli occhi riuscivo ancora a scorgere le verdeggianti distese della Moldavia e a udire le voci di ognuno dei miei compagni durante le conversazioni di quei giorni. Felice di aver vissuto un’esperienza del genere.