Sono Sara, una ragazza italiana che ha iniziato la sua esperienza all’inizio di febbraio come volontaria per il Corpo Europeo di Solidarietà per poter vivere un’esperienza diversa dalla quotidianità, calata in un contesto internazionale che consenta quindi di acquisire nuove competenze e nuove opportunità di conoscenza di culture diverse. E sicuramente è quello che è successo! Ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di volontari e un’organizzazione particolarmente stimolanti. Ho passato il mio primo mese e mezzo a Dali, un paese nelle vicinanze di Nicosia, a Cipro, con una pazza e fantastica coinquilina greca.
Il nostro compito consiste nell’affiancare la scuola elementare di Dali per qualsiasi bisogno e contestualmente aiutare un gruppo di signore sorprendentemente attive chiamate Idaliades, che ci hanno supportate sin dall’inizio in modo sostanziale.
Una delle cose più sorprendenti è l’ospitalità mostrata non solo dalle Idaliades ma dalla scuola, dai vicini e da tutte le persone incontrate.
Nel primo mese è stato un susseguirsi di emozioni e tantissimi avvenimenti. A partire dal mio trasferimento e quindi dalla sensazione di spaesamento iniziale non sapendo cosa potermi aspettare da questa esperienza, all’essermi sorprendentemente affezionata molto velocemente a tutto il gruppo. Oltre all’amicizia che ho sviluppato con alcuni dei volontari è stato particolarmente interessante il lavoro fatto dall’associazione, mirato all’analisi introspettiva di noi stessi (onestamente lavoro che non ho mai avuto la possibilità di fare) perché potessimo “costruirci” gli strumenti necessari per affrontare nel migliore dei modi questa esperienza e, più in generale, ogni altra situazione dovessimo affrontare nel corso della nostra vita futura. È stata quindi, anche se breve, una preziosa opportunità per intraprendere il percorso alla scoperta di me stessa!
Il primo mese posso riassumerlo come un bellissimo e travolgente turbine di avvenimenti, un susseguirsi di esperienze interrotte purtroppo troppo presto. Infatti, dai primi di marzo si è sentito parlare con sempre più allarmante frequenza della minaccia Coronavirus dalle altre nazioni. Onestamente, nonostante fossi consapevole della situazione italiana, non avrei mai pensato che ciò potesse veramente creare problemi anche a quest’isola ai confini dell’Europa. In poco tempo però, come si era previsto, ovviamente il virus si è diffuso in tutta l’Europa, compresa Cipro.
Ma come è quindi essere un ESC ai tempi del COVID-19?
Prima di tutto io sono dovuta tornare in Italia, con grande tristezza, dopo numerosi e pressanti inviti da parte dell’ambasciata e soprattutto sotto consiglio dei miei genitori. In queste circostanze credo non ci siano veramente decisioni migliori, e quindi, seguendo le loro indicazioni, sono stata costretta a lasciare Dali.
In ogni caso, a seguito della chiusura delle scuole di Cipro, il nostro lavoro come volontari nelle scuole è totalmente cambiato ed è da casa. La nostra organizzazione si è applicata per poterci permettere di lavorare anche con questa situazione.
Quello che ritengo interessante è come questo virus abbia però anche degli aspetti positivi oltre che negativi. Le persone sono paradossalmente più unite ora a distanza che nella vita di tutti i giorni e si sta instaurando un tipo di comunicazione diversa, quasi più profonda. È sorprendente anche vedere la risposta della natura, negli Stati in cui è presente la quarantena da più tempo infatti, si nota in modo evidente come tutto stia “tornando alla normalità”, quasi come se la nostra Terra ne avesse bisogno.
Mi auguro che questa crisi si superi al più presto e che possa essere possibile per me tornare in quella splendida terra e da quelle persone che sono state così ospitali con me, perché spero che questa esperienza così bella e intensa non sia finita così presto.