Esattamente un mese fa sono partita per quest’esperienza durata appena 10 giorni, ma che mi è parsa essere durata più di un mese. Avevo già trascorso un anno prima un Erasmus universitario di 5 mesi; piena di nostalgia e noia trovandomi in un periodo spoglio della mia vita, mi ricordai dell’esistenza di questo tipo di opportunità: vi ero a conoscenza poiché in passato quest’associazione venne a presentarsi presso la mia facoltà. Questa call ad Horezu era la prima disponibile non appena aprì il loro sito: senza pensarci troppo inviai la mia application. Ma in quel momento non avevo assolutamente idea di cosa questo viaggio sarebbe stato in grado d’offrirmi. Abbiamo trascorso gran parte del nostro tempo nella struttura alberghiera di un piccolo villaggio rumeno situato nella regione storica dell’Oltenia: quella sala conferenze e quelle poche strade che ci circondavano sono subito diventate familiari ed una seconda casa per tutti noi.
L’argomento del progetto era l’immigrazione e l’imprenditorialità giovanile. Abbiamo quindi condiviso le informazioni nelle nostre nazioni sulla situazione dei rifugiati di guerra, creato in gruppi misti un business canvas per risolvere un problema riscontrato dai migranti, discusso di differenze culturali ed improvvisato piccole scenette teatrali. Ho anche potuto avere un contatto diretto con la società rumena, che ritengo avere molti punti in comune con la nostra ma essere anche oggetto di pregiudizi da abbattere. A partire dall’attività della paper clip challenge, che ci ha fatto rapportare con gli abitanti di Horezu e la loro grande generosità, a seguire la visita alla scuola superiore del villaggio ed infine lo spettacolo di un gruppo di bambini che, con le danze tipiche, inaugurarono la serata culturale del team rumeno. Non sono mancate le gite: il breve soggiorno a Bucarest in cui mi sono riunita per la prima volta con il team italiano e greco; l’escursione al monastero Bistrita ed alla fabbrica manifatturiera di ceramiche di Horezu; infine la gita nella città di Sibiu, in Transilvania.
Quest’Erasmus è stato molto intenso e ricco di eventi, seppur molto più breve di quello a cui avevo preso parte un anno prima, grazie sia al programma ideato dalle due trainers, Alicja e Stefi, che le stesse persone che vi hanno partecipato. Eravamo 42 ragazzi provenienti da Grecia, Spagna, Polonia, Turchia, Italia ed ovviamente Romania: ognuno pieno di idee, vitalità, altruismo e voglia di sfruttare al massimo ogni giorno. Grazie alla formazione di team sempre diversi, attività inclusive e stimolanti, energizers che ci accompagnavano continuamente, la “convivenza” 24 ore su 24, le ore piccole post-serate culturali, anche le persone più timide sono subito riuscite ad integrarsi. Già a metà della settimana avevamo tormentoni da condividere ed al momento della partenza eravamo consapevoli di separarci da una grande famiglia. Quest’associazione si chiama Beyond Borders e lo trovo un nome più che azzeccato: pubblicizza ed organizza progetti come questo che abbattono ogni tipo di confine, da quello nazionale e culturale a quello dell’insicurezza che ognuno di noi dovrebbe lasciarsi alle spalle. Consiglio a tutti di partecipare ad un’esperienza simile, poiché resta impressa nell’animo.