“Non mi chiedere cosa provo quando devo ritornare”, perché non si può esprimere con le parole ciò che si vive durante uno Youth Exchange.
Quando ho saputo che la mia candidatura per il progetto “Let’s End Social Media Addiction” in Portogallo era stata accettata non sapevo di preciso cosa aspettarmi. Di certo c’era solo l’incertezza che solo esperienze così attraenti e allo stesso tempo “spaventose” possono suscitare.
La paura di non riuscire ad esprimersi in inglese, di non entrare in sintonia con persone mai incontrate prima e così estranee a te, il dubbio sulle attività che avremmo svolto. Nonostante ciò ho deciso subito di seguire il mio istinto e accettare e sin dal primo giorno ho avuto la conferma di aver fatto una delle scelte migliori che avrei potuto fare.
Così ho realizzato che c’è sempre un modo per esprimersi, anche quando il tuo inglese è “so bad” e la tua pronuncia ancora peggio, che basta un gioco all’aperto per poter sentire di condividere qualcosa con qualcuno, che c’è un modo per essere contemporaneamente in Portogallo, Italia, Grecia, Lettonia, Romania, Germania e Turchia.
Ho realizzato l’importanza che rivestono le lingue straniere e quanto conoscerle possa realmente aprirti ad un mondo totalmente estraneo al tuo, che può arricchirti nei modi più inaspettati e curiosi. Ho realizzato quale sia l’immagine della mia nazione agli occhi delle altre e ho potuto constatare direttamente quanto infondati possano essere alcuni pregiudizi radicati nella nostra cultura.
Più che un semplice viaggio all’estero, l’Erasmus+ è un’opportunità. Un’opportunità che ti permette di convivere per una settimana con persone diverse da te per nazionalità, cultura, nomi, valori e abitudini, ma in fondo con speranze e sogni molto simili ai tuoi.