La cittadina di circa 2000 persone si allunga su una collina nel cuore di una verde vallata. Le case, tutte dipinte di un vivo bianco, creano un agglomerato attraversato da una fitta rete di stradine pavimentate ordinatamente da blocchi di pietra ben squadrati. Cortes de la Frontera è una piacevole sorpresa per colui che attraversa la Frontera Granadina arrivando da Ronda, giungendo lungo una stretta strada a sbalzo tra le brulle rocce e l’acqua fresca del Rio Guadiaro.
Senza dubbio la piccola cittadina è il luogo ideale per uno scambio culturale in quanto rappresenta una sintesi tra cultura, storia e natura.
Ed infatti tale combinazione è stata l’arco portante di tutto lo scambio culturale denominato “Sustainability and Environment for Youth Future”. Fin dal primo giorno ogni sorta di preconcetto relativo ad un posto molto piccolo è stata completamente ribaltata dalla proverbiale ospitalità spagnola. La cittadina si è aperta ai giovani da vari paesi d’Europa, e ha voluto farsi conoscere come se fosse un’entità dotata di vita propria. Cortes ha voluto raccontare la sua storia e ha voluto offrire un posto nella comunità a coloro che sono giunti da lontano. Si può partire dal luogo deputato ad ospitare fisicamente lo scambio: la residenza scolastica Rio Guadiaro, la quale da generazioni ospita i fanciulli delle aree circostanti, i quali altrimenti avrebbero serie difficoltà a raggiungere la scuola quotidianamente. Oppure da come l’Ayuntamiento ( la municipalità) abbia orgogliosamente mostrato la sua più grande fonte di prosperità: la corteccia dal quale si produce una rinomata tipologia di sughero. Questa particolare attività definita localmente come “El descorche” oltre a essere una solida realtà economica è soprattutto una tradizione che affonda le radici nella storia dell’area. E pertanto mai come in questo caso è di vitale importanza garantire un giusto equilibrio tra le necessità dell’industria della corteccia e quelle della natura. Non per caso il tema dello scambio è stato la ricerca di un giusto compromesso tra l’utilizzo di risorse e la loro capacità di autorigenerarsi. E questo in fin dei conti è la lezione più grande che la piccola cittadina di case bianche ha da dare a coloro che vogliono ascoltarla.